In questa scheda rendiamo disponibili alcuni modelli con cui è possibile chiedere la restituzione dell'acconto versato in occasione dell'acquisto di un prodotto, della sottoscrizione di un contratto di appalto, dell'adesione ad un servizio, ecc.
La restituzione può essere chiesta ogni qual volta il contratto non viene rispettato, indipendentemente dal fatto che l'inadempimento sia imputabile all'uno o all'altro. Ad esempio quando:
Nell'ultimo caso ipotizzato è chiaro che inviare una lettera restituzione acconto versato potrebbe non sortire alcun effetto. In una situazione simile meglio sporgere una querela per truffa.
Se il commerciante, il professionista o l'azienda di servizi si oppone per qualche ragione alla restituzione dell'acconto, è possibile presentare una richiesta di decreto ingiuntivo al giudice competente.
A tal fine è fondamentale che la parte che chiede il rimborso dell'acconto disponga di una copia del contratto o, se questo è orale, di una prova del pagamento effettuato (ricevuta di bonifico, ricevuta della carta di credito, quietanza liberatoria rilasciata dal venditore, ecc.).
Oltre al rimborso è possibile chiedere anche un risarcimento, tuttavia la parte danneggiata dovrà fare causa alla controparte e dimostrare di aver subito un danno.
La restituzione potrebbe non spettare se l'anticipo corrisposto al fornitore, fosse stato versato non a titolo di acconto bensì di caparra.
Nel caso della caparra confirmatoria, ad esempio, l'anticipo versato al momento della stipula del contratto rappresenta un indennizzo in caso di inadempimento. L'acquirente di un immobile versa la caparra al proprietario, ma al momento di effettuare il rogito ci ripensa. In questo caso il proprietario può non restituire l'acconto ricevuto dall'acquirente e contestualmente tenersi l'immobile.
Se invece l'accordo andasse a buon fine, la caparra equivarrebbe ad un anticipo sul prezzo pattuito.
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